Il blu è proprio il colore piú adatto agli occhi è l’aforisma di L- F- Baum che presenta oggi colorama, con il suo blu.
Limpido, pacifico, riflessivo e a tratti malinconico lo troviamo in diverse gradazioni, dal cielo della notte al mare.

Il blu rimanda ad un leggero senso di pace e di quiete, come vedremo poco avanti, con la spiegazione della Dott.ssa Cinzia Pappalardo ed era ambito e prezioso nell’Antico Egitto.
E’ un colore a cui ci si affeziona, che sa di bel tempo e che, soprattutto nelle sue gradazioni più accese, trasmette una vibrante energia.
Spostiamo le nuvole e vediamo insieme il cielo blu di colorama!
Artisticamente blu
Il capo del filo intrapreso nella stessa sezione dello scorso articolo andrebbe anche qui ripresa. La soggettività è, ancora adesso, la chiave di volta per leggere chi ha deciso di intingere il pennello nel colore blu.
Quando si pensa al blu, però, oltre alla pittura ci si sposta anche tra pentagrammi e note musicali.
Così Modugno che cantava Nel blu dipinto di blu, Celentano con la sua Azzurro, Rino Gaetano con Ma il cielo è sempre più blu, Elton John con Blue Eyes e molti altri.
Ma c’è anche un altro tributo che il mondo della musica volle dare al colore blu e arriva direttamente dal 1924. Si tratta del celebre brano Rhapsody in Blue di George Gershwin. Tra i primi pezzi che unirono l’allora musica “ribelle” jazz con la tradizione della musica colta, si potrebbe pensare che il nome “blue” sia un tributo al genere musicale blues. Vale tuttavia la pena citare un particolare aneddoto, secondo cui alcuni quadri del pittore statunitense James Abbott McNeill, una cui mostra era attiva a New York proprio nel 1924, fu di ispirazione per la scelta del titolo con le profonde tonalità blu dei suoi dipinti.
L’interpretazione del senso del colore in questi brani è diversa per tutte ma mi fa intendere il colore blu come una sorta di grande mazzo di chiavi con cui aprire innumerevoli porte, sempre le stesse porte che collegano l’io dell’autore ad una sensazione.
Rispetto agli altri colori, il blu svela meglio le sue gradazioni e l’arte, in questo, ha facilitato molto il compito.
Ritorna tra i primi ancora Vincent Van Gogh che, oltre al giallo, amava il blu. Un blu strano nell’uso che spaziava da quello di Prussia al carta da zucchero. Quest’ultimo, è quello del celebre muro della Camera di Arles che diventa, poi, con toni più gravi, il cosìdetto blu verde dei prati. L’apoteosi del blu è però, per Vincent, il blu di prussia, il blu della maestosa Notte Stellata.
L’intimità e la commozione di questo dipinto sono dati certamente anche dal blu, scuro, che ingabbia il giallo delle stelle e si mischia carnalmente con lo stesso generando sprazzi di blu più chiaro.
Il blu di Prussia è il blu del periodo blu di Pablo Picasso. Un blu di Prussia non più intimo e malinconico ma freddo e impalpabile. Un blu che è di tutto, degli sguardi, degli abiti e dei muri. Un blu specchio, un blu che fa da tramite tra gli occhi dell’artista e la realtà. Le sue accezioni non sono quindi prive di emozionalità, anzi, sembrano essere cariche di una forza diversa: quella cruda del mondo circostante, talmente cruda da essere ben resa con la freddezza e lo stupore della monocromaticità.
Diversa interpretazione forniva, per il tramite delle sue opere, Kandinskij che usa i colori con una consapevolezza non celata.
Il blu delle sue opere è acceso, vivo e speranzoso è un blu che, come lo stesso Kandinskij sosteneva, richiama l’uomo verso l’infinito. Troviamo la teoria del colore secondo l’autore nel suo saggio “lo spirituale nell’arte“, da dove emerge che il blu è protagonista della prima, grande esperienza artistica dell’artista moscovita, il gruppo “Der Blaue Reiter“, il cavaliere blu, nome di un famoso dipinto di Kandinskij che passò poi ad indicare il gruppo di artisti che egli fondò nel 1909 insieme a Franz Marc.
La profondità del blu Kandinskijano è quindi intesa in un’accezione altamente positiva, come quella che potrebbe provare un uomo amante del mare.
Storicamente blu
a cura di Francesco Cimino
La storia del blu è molto travagliata e vide alterne fasi di fortuna. Amato dagli Egizi in quanto colore del lapislazzulo, il popolo del Nilo riteneva che la pelle del dio Amon avesse questa brillante e lucida colorazione; anche i Babilonesi ci hanno lasciato un magnifico esempio di uso del blu con la straordinaria Porta di Ishtar, interamente ricoperta di lapislazzulo.
Per i Romani tuttavia il blu non era tra la gamma di colori ritenuti adatti ad un nobile! Essi associavano il blu alle popolazioni barbariche e non lo ritenevano pertanto un colore prestigioso, come poteva esserlo il rosso porpora di un mantello o il bianco candido di una tunica. Il colore era ottenuto dalla lavorazione di pietre e minerali, come il già citato lapislazzulo o dall’azzurrite, già conosciuta da Plinio il Vecchio come lapis armenius.
Sarà soltanto con il XII secolo, in pieno Medioevo, che il blu avrebbe finalmente avuto la sua rivincita. Divenuto colore cristologico e mariano, fu associato velocemente all’araldica della casa Capetingia e divenne molto ricorrente nell’uso della nobiltà francese. Le sartorie ricavavano il blu dai vegetali, ma esistevano ovviamente delle importanti differenze. Il blu opaco e spento che il popolo utilizzava per i propri abiti, ottenuto dalla lavorazione del guado, certamente non poteva essere paragonato al blu lucido e intenso che Luigi IX di Francia amava vestire, soprattutto a partire dalla seconda metà del suo regno quando, in segno di penitenza, scelse di abbandonare abiti con colori troppo accesi e aggressivi.
Attenzione: le varie tonalità di blu erano ben riconoscibili ad un occhio abituato a confrontarsi ogni giorno con i pigmenti. Il blu ottenuto dall’azzurrite (facilmente imitabile con l’indaco d’altronde), e chiamato azzurro della magna, era il più diffuso in Europa a partire dal XIII secolo e i suoi giacimenti più importanti si trovavano in Ungheria, perlomeno fin quando non fu conquistata e monopolizzata dai Turchi; era tuttavia un tipo di blu piuttosto instabile, la cui intensità poteva essere facilmente inquinata dalla presenza in miniera di un altro minerale, la malachite, che attraeva la tonalità verso il verde. Nulla di paragonabile al vero re del blu antico, il blu oltremare ricavato dal lapislazzulo. I centri d’estrazione del prezioso erano in Afghanistan e Libano (per l’appunto, l’oltremare) e Venezia si arricchì per tutto il Basso Medioevo e l’età moderna nell’attività di smercio. L’oltremare fu quasi un’esclusiva italiana tra XIV e XV secolo e i nostri pittori lo preferivano di gran lunga a qualsiasi altro blu; era il colore che meglio si sposava agli sfondi dorati delle pale d’altare, per far risaltare i manti della Vergine e le vesti di Cristo.
Il pittore Cennino Cennini, nel suo Libro dell’arte del XV secolo, ne fece una descrizione entusiasta, puntualizzando addirittura che non a tutti i committenti era concesso l’uso di tale prestigioso pigmento. L’estrazione dell’azzurrite, contrariamente a quella del lapislazzulo, era estremamente pericolosa per i lavoranti di miniera; l’inalazione delle polveri prodotte poteva infatti avere conseguenze letali.
Non era raro che qualche furbacchione provasse a vendere azzurrite per il molto più caro oltremare; era sufficiente tuttavia riscaldare su fiamma il pigmento. Se diventava nero, si trattava di azzurrite: la perdita di anidride carbonica e acqua trasformava l’azzurrite in ossido di rame.

Psicologicamente blu
a cura della Dott.ssa Cinzia Pappalardo
Blu: blu reale, blu pavone, blu polvere, blu marino,blu elettrico infinite sfumature di blu accompagnano la nostra esperienza percettiva. Quali sono gli effetti?
Il blu è il quinto dei sette chakra (Vishuddha), si colloca sulla gola ed è associato psicologicamente alla sfera della espressività creativa, alla sincerità ed alla diplomazia;
Va da sé che chi non riesce a far fluire correttamente l’energia attraverso questo chakra, ha difficoltà nelle relazioni sociali, si sente inadeguato e trova imbarazzo nell’esternare le proprie idee.
Pareti e arredamento delle stanze di terapia dovrebbero riportare sempre un riferimento al blu, in quanto questo colore che rappresenta calma, relax ed armonia, ha il potere di incidere positivamente sull’equilibrio emotivo, abbassando, ad esempio, la frequenza cardiaca in stati di ansia. A colloquio con i miei pazienti, il riferimento a questo colore, attraverso concetti o immagini, favorisce nella persona che presenta stati di agitazione, una condizione di maggiore rilassatezza e, al contempo, le permette di allenare la propria adattabilità al cambiamento, ovvero alle novità in senso positivo o negativo che la vita ci pone dinanzi.
Alcuni studi dimostrano che la semplice esposizione al colore blu tramite delle immagini, produce un effetto di distensione corporea nel soggetto e conseguentemente sul sistema nervoso parasimpatico. Ecco spiegato l’utilizzo di tale colore da parte degli esperti di branding pubblicitario per comunicare l’affidabilità di certi prodotti.
In senso più allargato, e tornando un po’ alla filosofia orientale, il blu è il colore della stabilità dei sentimenti . Nella filosofia cinese esso rappresenta l’immortalità ed è associato alla forma del cerchio, simbolo dell’eterno moto dello spirito che alterna equilibrio e dinamicità. Schefling, filosofo ed esponente dell’idealismo tedesco, nella sua Filosofia dell’Arte scrive proprio a proposito del simbolismo del blu: «il silenzio è la condizione propria della bellezza, come la calma di un mare tranquillo». Tutti noi di fronte alla vista del mare proviamo un immediato senso di quiete.
Buona energia, buona rinascita!
Per il immagini : Van gogh : https://it.wikipedia.org/wiki/Notte_stellata Camera blu : http://www.repubblica.it/speciali/arte/gallerie/2014/06/17/foto/un_ritratto_nascosto_sotto_la_camera_blu_di_picasso-89223375/1/#1 Blu di cielo: https://it.wikipedia.org/wiki/Blu_di_cielo