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Un proverbio molto antico definisce l’olio, il ferro e il sale una garanzia reale.
Nonostante le origini incerte, ma senz’altro risalenti, possiamo confermare il pregio e la regalità, per rifarci al detto, di uno tra questi prodotti: l’olio.

Così come per il miele, e per molto altro, l’olio è frutto di una commistione perfetta della natura e dell’uomo ma, come sempre, a fare la differenza nel prodotto finito è la natura stessa.

Oggi vi racconto, con estremo piacere, la storia di un olio pregiato, che fa la differenza perché il terreno su cui si ergono gli ulivi è differente. Vi presento Sciaroso: l’olio odoroso della sciara.

Per raccontarvi questa avventura ho fatto una chiacchierata con il mio amico Giuseppe Bosco dal quale ho ascoltato piacevolmente questa storia.

Si tratta, ancora una volta, di un esempio da seguire.
Un sogno coraggioso che prende la forma di un olio corposo e deciso, un olio differente al palato anche per chi esperto non è.

“Ho iniziato ad approcciarmi all’idea di produrre olio diversi anni fa, circa 7 quando, a seguito di alcuni progetti di cava, l’attività dell’azienda di famiglia, ho notato che la maggior parte dei recuperi ambientali erano, per la maggior parte, ad uliveto. Mi sono subito chiesto cosa si potesse fare di tutti questi ettari di terreno. All’inizio non avevo cognizione del mercato dell’olio, ero giovane ed universitario e non avevo idea di cosa significasse fare e vendere olio di qualità.
Con il tempo, dopo le prime raccolte per la famiglia, iniziai però a capire le potenzialità“.

Fu un un evento di assaggio di olio la leva che ha spinto Giuseppe a trasformare la sua idea in realtà; un evento che ha anche ben evidenziato le potenzialità, tutte da sfruttare, dell’olio d’oliva siciliano etneo.

Il passo che ha messo in moto gli ingranaggi è stato complesso : “Il momento fondamentale e cruciale è quello in cui devi dire: Ok! Devo creare l’economia per realizzare ciò che è adesso è un’idea. Mi sono detto: io ci credo, ho le possibilità, ho una certa esperienza per intraprendere un’attività familiare, voglio rischiare per il mio progetto“.
Il piano di sviluppo regionale ha dato il via al progetto di completamento dell’uliveto sul terreno in cui si era già avviata la produzione per la realizzazione dell’olio. Il momento decisivo è stato prendere in considerazione, con lungimiranza, tutti i passaggi e tutti gli elementi.
Poi la decisione chiave: “Avremmo potuto intraprendere questa strada in modo più semplice, ma abbiamo preferito farlo nel modo più completo, mirando all’obiettivo. Nel campo dell’olio, avere un impianto proprio è fondamentale e, per noi che aspiriamo alla realizzazione di un prodotto di qualità elevata, era la priorità; se devo ritardare la raccolta per attendere la molitura, si, ne guadagno perché l’oliva diventa più matura, e quindi produce più olio, ma ne perdo di qualità.
Noi volevamo fare un prodotto di qualità, che fosse certificato IGP Sicilia e (spero presto) anche nell’area DOP
“.

Dal sogno all’azienda di famiglia.

Giuseppe, insieme al padre e al fratello, inizia a strutturarsi: “L’azienda ancora è molto piccola, siamo in fase di sviluppo e in attesa di alcuni bandi. Nel mio team ci sono mio padre e mio fratello. Per tutte le attività colturali ogni anno si valuta cosa conviene fare: ma in futuro l’idea è quella di avere dei dipendenti fissi e, nei momenti di maggiore flusso di lavoro, avere dei dipendenti stagionali. Il tutto per cercare di mirare sempre all’obiettivo: creare un olio con degli standard qualitativi molto alti.

Allo stato attuale la produzione di questo olio è frutto di un blend di olive di varia tipologia (Carolea, Moresca, Bianco lilla), con una maggioranza del tipo Nocellara etnea: ” La varietà delle pianta è un pò la storia di questo terreno; negli anni, mio nonno prima e mio padre poi hanno piantato diverse varietà di olive. Tra queste abbiamo anche la varietà Brandofino – da noi detta ‘a rannazzisi – proveniente dalle zone di Randazzo e resistente ai freddi; tale varietà nella nostra zona, Nunziata di Mascali, ha una resa ancora diversa.”

Il nuovo impianto prevede principalmente delle piante di Nocellara Etnea e accoglierà anche piante di varietà diversa, con funzioni diverse che permetteranno di rendere l’olio equilibrato, dal punto di vista delle proprietà organolettiche.

Ogni varietà di olivo ha delle caratteristiche precise: alcune servono per aumentare l’amaro, altre aumentano la parte piccante, in base a quelle che sono le necessità di un olio che si andrà a raffinare nel tempo. Il punto è focalizzarsi su quello che si vuole raggiungere, capire la terra, l’olio e il risultato finale che si desidera ottenere. Andare a correggere l’uliveto per realizzare un olio più armonico potrebbe apportare dei miglioramenti nella qualità e nella resa dell’olio. Il nostro sogno è quello di puntare alle qualità chimiche e organolettiche del prodotto più che alle quantità. In altri terreni stiamo piantando monovarietà di Nocellara Etnea, che rispecchia la zona, e si spera che proprio questo olivo possa donarci il nostro olio di punta perché la Nocellara Etnea è la varietà di olivo padrona sulle falde dell’Etna che, crescendo sul substrato vulcanico, dà vita ad un olio differente. Tra l’altro, è già stato avviato l’iter per la perimetrazione dell’area DOP.”

Olio di qualità e di gusto è quello che si vuole ottenere, anzi, è quello che è già nato e il suo nome è sciaroso ed è ricco di significato e di famiglia.

Il nome deriva dalla nostra storica attività, la cava.
Sull’Etna la pietra lavica viene chiamata sciara e volevamo richiamare il nostro passato anche in quello che sarà il nostro futuro. Nel nome c’è anche un intento, però, quello di sensibilizzare e far capire che da un’attività molto invasiva, anche di punto di vista ambientale, come la cava, noi stiamo riuscendo a recuperare quello che è stato fatto, ripristinando un’area: dove prima c’era la sciara oggi c’è un uliveto attivo. C’è uno sfruttamento del territorio sia dal punto di vista estrattivo che produttivo. L’attività estrattiva è stata la gestazione del terreno che poi ha prodotto un uliveto.

Il passato che cede il passo al futuro è un’immagine viva ed energica. La commistione delle idee, dei desideri, la forza d’animo e la caparbietà danno un valore aggiunto al prodotto finito non indifferente. La bellezza delle storie si esala dai prodotti. Ogni goccia di olio brilla di questo meraviglioso entusiasmo e vibra della forza della terra, della sciara e del substrato vulcanico che è un elemento fondamentale, oltre al clima, nelle coltivazioni dell’Etna, perché ricco di minerali e nutrienti per le piante, che danno alle coltivazioni etnee sapori e odori unici al mondo.

Ogni substrato è diverso e caratterizza il prodotto finito, come ad esempio il pistacchio di bronte; è differente perchè è differente il territorio che da vita ad un frutto diverso. 

Il nome però si collega anche alla parola profumo, dell’olio in questo caso; in gergo siciliano si dice sciauru/ciauru.

L’attività ha dato già grandi soddisfazioni come la vittoria del terzo premio come miglior olio IGP Sicilia al Concorso Morgantìnon che ha permesso anche di avere delle puntuali letture sull’olio sciaroso. I progetti per il futuro sono tanti: “Le idee volano dentro la testa ancor prima di finire ciò che è in corso. Attività correlate, costruzioni ecosostenibili per la recettività di un certo tipo. Il terreno in cui sta sorgendo la nostra azienda è molto panoramico, esposto a Est con il mare a meno di 10 km; siamo vicini all’Etna, vediamo tutta la costa, da Taormina fino ad Acireale. Le idee scorrono e oggi c’è il primo step su cui andiamo dritti: l’azienda e lo sviluppo dei nostri olii di punta.”

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