giallolimoniSTORIE

Il culto del «mascolo» |teste di moro

Tempo di lettura: 3 Minuti

«La pietra niura, da muntagna, è pura. Macari quella bianca è pura, quella del ragusano. Sono due facce della stessa medaglia, du cattulini, della nostra Terra. Esistono da sempre e non canciaru mai. Comu u sicilianu. Comu a tia.» «Ma chi stai dicennu?» «Dicu, dicu – e si allontana guardando verso il bramoso tramonto che abbracciava gli ulivi – tu sei un siciliano doc, si puru: come la pietra niura e la pietra bianca: voi addivintari, ma non voi fari. Ma arriniscisti. Hai un bel travagghio, di tutto onore. E se passi dalla chiesa, o dalla piazza, s’inchinunu, si levunu u cappeddu. E i fimmini, ah i fimmini, ti piaciuno assai. E t’ammucci, per non fariti riconoscere quando sei con la mogliera. Ti piace chiacchierare,e quantu ti piaci, macari pirchì si beddu, e si simpaticu e sai intrattenere. Hai un grande cori e tutti ti volunu beni ma ti fai impuppittari. Certi voti, assumigghi alla luna, che non vidi l’ura, a sira, di vaddarisi nello specchio del mare. E si forti, comu l’alberi e i so frutti.»

M.L.


Ci sono molti tratti per identificare lo stereotipo del siciliano: la gelosia, l’irascibilità, la simpatia sorniona, la pigrizia, il dongiovannismo.

Mettiamoli tutti insieme, mescoliamoli; plasmiamoli in forma umana, rivestiamoli con una divisa da poliziotto…ecco, là.

No, non è di lui che si sta parlando. Salvo Montalbano (o forse preferiamo Montabbano) ha già ben guadagnato il suo posto tra le icone rappresentative della sicilianità nel mondo. Ma questa volta andremo a bussare alla porta subito accanto a quella del nostro commissario preferito.
Se cerchiamo un siciliano affascinante e inconcludente, vanitoso e adepto al culto del mascolo, ferreo nella teoria morale ma molto meno affidabile nella pratica, è dal vice commissario Domenico Augello che dovremo andare e chieder lezioni.

Sarà Mimì ad avere in mano lo stendardo della sua terra, ad offrire la sua interpretazione della Sicilia. Anch’egli figlio della prolifica penna di Andrea Camilleri, è amico e compagno fidato di Montalbano nelle sue indagini, anche se non è sempre all’altezza della situazione (come ha sovente occasione di sottolineare l’efficientissimo ispettore Giuseppe Fazio).
Mimì è confusionario, poco riflessivo rispetto a Salvo Montalbano, subito pronto a dare di un crimine l’interpretazione più sempliciotta e banale (soprattutto per i presunti crimini di mafia), per poi essere puntualmente smentito dall’arguzia investigativa del suo amico.
Teatrale, tragicomico e sempre pronto ad una ridicola iperbole, permaloso in maniera affettata e artificiosa, ogni suo comportamento è amplificato da una consapevolezza da palcoscenico, la sua personalità esibita come una caricatura di sé stesso. Siciliano DOC, senza alcun dubbio, portavoce di quel gusto dell’eccesso e dello spettacolare che può essere mitigato solo dall’intelligenza razionale e lucida del Commissario.

Ma la divisa non basta a contenere la vera, grande natura di Mimì, il vizio incorreggibile che è un po’ il marchio di fabbrica di ogni siciliano che si rispetti: l’ossessione per la femmina.
E quando si parla di Domenico Augello, possiamo star sicuri che l’anima della Sicilia viene qui rispettata alla perfezione. Incallito corteggiatore e seduttore, condotto infine a nozze (non sempre onorate) dall’energica Beba, per Mimì il corteggiamento, più che un bisogno, è un rituale.
Il rituale dell’uomo siciliano che, come per Giovanni Percolla di Vitaliano Brancati, deve dare attenzione alla donna e condividerne con gli altri l’impulso alla caccia, perché     «i discorsi sulle donne davano un maggior piacere che le donne stesse», come leggiamo nel Don Giovanni in Sicilia. Mimì non riesce a non sfoderare il suo fascino con le affascinanti donne che la girandola di universi umani dei racconti presenta nel commissariato di Vigàta, e poco conta se sono donne sottoposte a indagine, o letali e spietate femmine di mafia…
Ma toccherà poi a Salvo Montalbano tirare fuori dai guai l’impenitente Mimì perché le donne, in Sicilia, sono sempre più pericolose di una lupara, almeno se si considera la reazione furibonda di Beba…

F.C.

Please follow and like us:

Creatività, comunicazione e diritto. Controcorrente e sorridente. Trust me, I'm a creative lawyer!

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *