Il culto del «mascolo» |teste di moro
«La pietra niura, da muntagna, è pura. Macari quella bianca è pura, quella del ragusano. Sono due facce della stessa medaglia, du cattulini, della nostra Terra. Esistono da sempre e non canciaru mai. Comu u sicilianu. Comu a tia.» «Ma chi stai dicennu?» «Dicu, dicu – e si allontana guardando verso il bramoso tramonto che abbracciava gli ulivi – tu sei un siciliano doc, si puru: come la pietra niura e la pietra bianca: voi addivintari, ma non voi fari. Ma arriniscisti. Hai un bel travagghio, di tutto onore. E se passi dalla chiesa, o dalla piazza, s’inchinunu, si levunu u cappeddu. E i fimmini, ah i fimmini, ti piaciuno assai. E t’ammucci, per non fariti riconoscere quando sei con la mogliera. Ti piace chiacchierare,e quantu ti piaci, macari pirchì si beddu, e si simpaticu e sai intrattenere. Hai un grande cori e tutti ti volunu beni ma ti fai impuppittari. Certi voti, assumigghi alla luna, che non vidi l’ura, a sira, di vaddarisi nello specchio del mare. E si forti, comu l’alberi e i so frutti.»
M.L.
Ci sono molti tratti per identificare lo stereotipo del siciliano: la gelosia, l’irascibilità, la simpatia sorniona, la pigrizia, il dongiovannismo.
Mettiamoli tutti insieme, mescoliamoli; plasmiamoli in forma umana, rivestiamoli con una divisa da poliziotto…ecco, là.
No, non è di lui che si sta parlando. Salvo Montalbano (o forse preferiamo Montabbano) ha già ben guadagnato il suo posto tra le icone rappresentative della sicilianità nel mondo. Ma questa volta andremo a bussare alla porta subito accanto a quella del nostro commissario preferito.
Se cerchiamo un siciliano affascinante e inconcludente, vanitoso e adepto al culto del mascolo, ferreo nella teoria morale ma molto meno affidabile nella pratica, è dal vice commissario Domenico Augello che dovremo andare e chieder lezioni.Sarà Mimì ad avere in mano lo stendardo della sua terra, ad offrire la sua interpretazione della Sicilia. Anch’egli figlio della prolifica penna di Andrea Camilleri, è amico e compagno fidato di Montalbano nelle sue indagini, anche se non è sempre all’altezza della situazione (come ha sovente occasione di sottolineare l’efficientissimo ispettore Giuseppe Fazio).
Mimì è confusionario, poco riflessivo rispetto a Salvo Montalbano, subito pronto a dare di un crimine l’interpretazione più sempliciotta e banale (soprattutto per i presunti crimini di mafia), per poi essere puntualmente smentito dall’arguzia investigativa del suo amico.
Teatrale, tragicomico e sempre pronto ad una ridicola iperbole, permaloso in maniera affettata e artificiosa, ogni suo comportamento è amplificato da una consapevolezza da palcoscenico, la sua personalità esibita come una caricatura di sé stesso. Siciliano DOC, senza alcun dubbio, portavoce di quel gusto dell’eccesso e dello spettacolare che può essere mitigato solo dall’intelligenza razionale e lucida del Commissario.Ma la divisa non basta a contenere la vera, grande natura di Mimì, il vizio incorreggibile che è un po’ il marchio di fabbrica di ogni siciliano che si rispetti: l’ossessione per la femmina.
E quando si parla di Domenico Augello, possiamo star sicuri che l’anima della Sicilia viene qui rispettata alla perfezione. Incallito corteggiatore e seduttore, condotto infine a nozze (non sempre onorate) dall’energica Beba, per Mimì il corteggiamento, più che un bisogno, è un rituale.
Il rituale dell’uomo siciliano che, come per Giovanni Percolla di Vitaliano Brancati, deve dare attenzione alla donna e condividerne con gli altri l’impulso alla caccia, perché «i discorsi sulle donne davano un maggior piacere che le donne stesse», come leggiamo nel Don Giovanni in Sicilia. Mimì non riesce a non sfoderare il suo fascino con le affascinanti donne che la girandola di universi umani dei racconti presenta nel commissariato di Vigàta, e poco conta se sono donne sottoposte a indagine, o letali e spietate femmine di mafia…
Ma toccherà poi a Salvo Montalbano tirare fuori dai guai l’impenitente Mimì perché le donne, in Sicilia, sono sempre più pericolose di una lupara, almeno se si considera la reazione furibonda di Beba…F.C.