
La Pasquetta Siciliana
Per la prima volta in 28 anni, quest’anno, ahimè, non trascorrerò il giorno di Pasquetta a casa in Sicilia. Per questo motivo, ho deciso di raccontarlo. Tra famiglia e amici, ogni anno in questa giornata si inaugura la stagione delle così dette arrustute.
Altro che sobri pic nic con verdurine e insalatine, in questo fatidico giorno solo una parola regna sovrana: CARNE.
Vitello, agnello, pollo, maiale, in tutte le sue accezioni, in questa giornata di festa noi ci divertiamo in compagnia MANGIANDO (e quando mai).
La Pasquetta è un rito estremamente organizzato e fatto di liste: la lista invitati, infinita e fatta di “posso portare anche il cugino di mia zia?”; lista quantità di polpette, fettine e nodi di salsiccia perchè si sa, c’è chi non mangia il grassetto, o chi vuole più involtini; e poi ci sono i gusti, pistacchio, semplici, alla messinese, ai peperoni etc etc. Poi c’è lista di chi fa i dolci o di chi compra i dolci, cannoli, torte, gelato o colombe pasquali. E poi c’è il vino, il sacro santo vino della stagione precedente: novello, fresco e frizzantino, bello in tutti i sensi perchè profumato, buono e con un colore vivace. E, dulcis in fundo, il pane. Quello “di casa” che prenoti a ciambelle o filoni il giorno prima e che vai a prendere caldo, fumante, insieme alla così detta busta di carbonella. Quel pane che poi va spaccato e condito con la carne o con il companatico che si presenterà in tavola.
La casa che ospita la festa, talvolta al mare ma molto più spesso in campagne o in zone rurali alle pendici dell’Etna, verso mezzogiorno, si inizia a scaldare.
Gli uomini, rigorosamente armati di cartone per sbintuliare il fuoco, iniziano a sistemare la carne pronta per essere cotta. Il vino si sorseggia, mentre un soave profumo grigliato si esala.
Sulle tavole appaiono grandi piatti da portata con olive, salami, formaggi nostrani, pomodori secchi, patate al forno, olio e origano da bagnare nel pane caldo. E poi il vino, quello novello.
I fumi si alzano, si parla, si scherza e si balla fino al “Le prime polpette sono pronte!“. Ci si mobilita e, dopo aver dato precedenza, ai bambini si aspetta con l’acquolina in bocca davanti alla griglia fumante il turno per lo starter pack: polpette sulle foglie di limone e salsiccia.
E si va avanti così, a mangiare in piedi e divertirsi. Fino al pomeriggio in cui ci dedichiamo ai giochi e alle cantate e in cui mangiamo i dolci che sono rimasti.
La Pasquetta a casa è una festa. Piena e vivace come la carne, allegra e sincera come il vino; è l’inaugurazione del sole e del “possiamo mangiare fuori”.
La pasquetta a casa è casa.

