
My design week|giallolimoni
Fintanto che non la si vive e se ne sente solo parlare, non si può avere ben chiaro in mente cosa sia la Milano Design Week.
Personalmente, ero molto curiosa di questo evento così d’impatto per la città, più della settimana della moda, che fa sbocciare Milano espandendo i suoi profumi a tutti, grandi, piccini, italiani e stranieri. Metafora a parte, Milano realmente si trasforma, si colora, si illumina e mostra al mondo il suo valore in relazione a questo settore: il Design.
Non mi soffermerò certo a parlare di specificità tecniche, visto che non ne ho le competenze, ma avendo avuto modo di fare qualche giro, scoprendo luoghi che, tra le altre cose, non avevo ancora mai visto, vi racconterò e “mostrerò” quali sono state le mie sensazioni. Parlo di “mostrare” le mie sensazioni perché in svariati luoghi ho avuto modo di fare tante foto. Sono una fotografa giusto per diletto a cui diverte immortalare ciò che la colpisce.
Quale migliore occasione quindi se non quella della settimana del Design?
Prima di iniziare a prepararmi (anche fisicamente) a questa nuova avventura, avevo una grandissima confusione. Noto a tutti è che per circa dieci giorni all’anno campeggia a Milano “Il Salone del Mobile”, la più importante fiera a livello internazionale in cui vengono presentate le novità in termini di arredo e mobilia di Design; contestualmente al Salone del Mobile, riservato a professionisti del campo ma anche a semplici amatori, da qualche anno a questa parte è scoppiato il fenomeno del Fuori Salone, quel fenomeno, appunto, cui accennavo prima, che fa di questa città un fiore che sboccia.
Il Fuori Salone è figlio di Milano che gli ha dato vita spontaneamente e ciò è d’altronde una fortuna, considerato il flusso indeterminato di visitatori che attira; è nell’insieme un agglomerato di eventi ed esposizioni sul design realizzati da aziende e designer più disparati. La creatività e l’estro sono quindi al centro della scena, spesso accompagnati anche dall’inventiva tecnologica. Le collaborazioni non vedono soltanto nuove proposte ma anche nomi importanti, contaminazioni con mondi differenti da quello del design: incontri sorprendenti che originano delle vere e uniche attrazioni.
Seppure si mobiliti una città intera, il Fuori Salone si concentra prevalentemente in specifici design districtsche ospitano stili e installazioni diverse.
Non vedevo l’ora di saggiare da me questa esperienza! Per motivi di tempo non ho purtroppo avuto modo di visitare molto ma posso già dire che, nel poco che ho visto, l’aria che si respirava era fantastica.
Il mio giro è iniziato nel distretto delle 5Vie, in una zona che frequento quotidianamente. Nei giorni di preparazione era piacevole sbirciare per capire cosa si nascondesse all’interno dei palazzi che venivano “farciti” ad hoc. In quest’area ho avuto modo di visitare Palazzo Litta, un bellissimo esempio di architettura barocca. Una volta giunti dinnanzi al portone sembrava di stare in un bosco moderno; si ergevano infatti dei pilastri di legno rosso, a mo’ di labirinto, tra i quali erano posizionate delle grosse e rilassanti amache. Allestimenti di simpatiche poltrone colorate tutte intorno e, immancabilmente, i fiori: anche questi sistemati in ossequio alla design week.
Al piano superiore, la cosa più particolare per me è stata la sala degli specchi al centro della quale vi erano dei tavoli con delle suppellettili in vetro di paternità turca. Avendo un legame personale con questa terra, mi sono ovviamente soffermata a guardare attentamente e ad ascoltare. E’ stato interessante vedere la contaminazione tra la cultura orientale e la lavorazione del vetro tipicamente italiana.
La visita alla redazione di Vogue per il “Life is Vogue” è stato il secondo step: bello vedere il luogo da cui tutte le idee vengono fuori! La prima sala visitata, quella della direttrice, presentava dei pattern sui muri molto particolari raffiguranti dei volti “fugaci”, dei volti di donna. Istintivamente non veniva di soffermarsi su alcuno di questi quanto più la visione di uno di questi volti automaticamente induceva l’occhio dell’osservatore a continuare a guardarsi intorno, come se chissà quale esplorazione dovesse essere condotta tra le trame di quei muri.
Soffermandoci ancora sul 5Vie district, merita anche solo una citazione il mio ingresso in un meraviglioso negozio dove sono stata letteralmente rapita, indovinate un po’? Dai fiori. Sempre per l’occasione, veniva mostrata una temporanea esposizione di John Derian.
Luccicosee brillanti le installazioni di Swarowski, a palazzo Serbelloni. La cosa che mi è rimasta più impressa? I vasi plastici, o così io li ho definiti,
Il meglio deve però ancora venire. Ancora nel distretto di Porta Venezia, super curiosa, mi sono diretta a Palazzo Bocconi dove Louis Vuitton presentava la sua linea di oggetti di decor.
Elemento caratteristico: i fiori origami, in carta all’ingresso e in pelle sui tavoli, multicolors. Una volta giunti al piano superiore la reazione fu “WOW”. Le foto dovrebbero parlare da sole. Gli oggetti di decor, particolari e riconoscibilmente Vuitton, erano posizionati lungo tutta la navata del palazzo. Ad oggetti specifici, come gli specchi, erano riservate stanze ad hoc e per fortuna direi vista la suggestiva commistione tra i giochi di luce, originati dai fari con gli specchi, e le atmosfere quasi sceniche del palazzo che ospitava la mostra.
Meno d’effetto ma sempre gradevole l’allestimento Hèrmes, non tanto per la sua oggettistica quanto più per il simpatico effetto “piscina”.
Veloce e suggestivo il giro fatto all’Università Statale, con delle installazioni animalesche nel giardino, multicolor lungo la scala per salire al piano di sopra nel cui archeggiato, invece, si apriva uno scenario surreale che sembrava un groviglio dell’interno di una cellula.
Al centro del giardino, un’altra installazione particolare, di legno, odorosa e arieggiata.
Suggestiva e d’atmosfera, l’installazione di tubi luminosi che sembrano della canne di bambù piene di lucciole in una calda notte d’estate.
A Brera, in giro per le strade, gente da tutte le parti del mondo e allestimenti on the road. Quello memorizzato tra quelli visti è stato sicuramente il floreale in collaborazione con Marras.
L’ultimo giro si è concentrato in zona Tortona. Al mio arrivo, artisti di strada a zonzo e poi rotta verso il Superstudio dove la sostenibilità faceva un po’ da fil rouge.
E adesso, a voi le mie foto che sono un po’ la mia visione curiosa di questa piacevole esperienza.
Buona Visione!

